Oriana Fallaci è la prima di quattro sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici, ed Elisabetta,
figlia adottata dalla famiglia Fallaci.
Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, giovanissima, nella resistenza con compiti di vedetta.
La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà, vivendo in prima persona i
drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a
villa Triste dai fascisti comandati da Mario Carità, e in seguito rilasciato, mentre la Fallaci fu impegnata come
staffetta per trasportare munizioni da una parte all'altra dell'Arno attraversando il fiume nel punto di secca dal
momento che i ponti erano stati distrutti dai tedeschi.
Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni,
nel 1943, un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.
I suoi libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico
e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata
dal fondamentalismo islamico, ritiene incapace di difendersi.
La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Europa,
e l'Italia in particolare, unita a scelte politiche, a suo parere discutibili, e all'aumentare di atteggiamenti di
reciproca intolleranza, fosse la dimostrazione della veridicità delle sue tesi.
Secondo la sua opinione, staremmo
assistendo ad un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell'Occidente, basato su quelle che
a suo parere erano le strutture portanti del Corano, e sarebbe testimoniato da oltre un millennio di conflitti e
ostilità tra musulmani e cristiani, tentativo che dovrebbe inevitabilmente portare ad uno scontro di civiltà.
Pur continuando ad esprimere opinioni anticlericali e dichiarandosi ne La forza della ragione "atea-cristiana",
dichiarò pubblicamente la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza
privata il 27 agosto 2005. L'incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo
l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.
Nel marzo 2005 il quotidiano Libero lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica
conferisse alla Fallaci il titolo di senatrice a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme.
Oriana Fallaci
La Rabbia E L'Orgoglio
Con "La rabbia e l'orgoglio" (2001), Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni, dalla pubblicazione di "Insciallah",
epico romanzo sulla missione occidentale di pace nella Beirut dilaniata dallo scontro tra cristiani e musulmani e
dalle faide con Israele.
Dieci anni in cui la Fallaci sceglie di vivere ritirata nella sua casa newyorchese, come in esilio,
a combattere il cancro. Ma non smette mai di lavorare al testo narrativo dedicato alla sua famiglia, quello che lei chiama
"il-mio-bambino", pubblicato postumo nel 2008, "Un cappello pieno di ciliege".
L'undici settembre le impone di tornare con
furia alla macchina da scrivere per dar voce a quelle idee che ha sempre coltivato nelle interviste, nei reportage, nei romanzi,
ma che ha poi "imprigionato dentro il cuore e dentro il cervello" dicendosi "tanto-la-gente-non-vuole-ascoltare".
Il risultato
è un articolo sul "Corriere della Sera" del 29 settembre 2001, un sermone lo definisce lei stessa, accolto con enorme clamore
in Italia e all'estero.
Esce in forma di libro nella versione originaria e integrale, preceduto da una prefazione in cui la
Fallaci affronta alle radici la questione del terrorismo islamico e parla di sé, del suo isolamento, delle sue scelte rigorose
e spietate.
La risposta è esplosiva, le polemiche feroci.
Mentre i critici si dividono, l'adesione dei lettori,
in tutto il mondo, è unanime di fronte alla passione che anima queste pagine.
(Prefazione di Ferruccio De Bortoli)