In un lungo e interessante articolo sul New Yorker , il noto critico James Wood ha recentemente lodato l’opera di Elena Ferrante,
scrittrice nostrana che dal 1991, anno del suo primo romanzo L’amore molesto, da cui è nato l’omonimo film di
Mario Martone, ha raccolto sempre più credito in Italia e nel mondo. E tutto questo, senza mai rivelare la propria identità.
Si potrebbe definire la Thomas Pynchon italiana, non tanto per i suoi libri, quanto piuttosto per la sua estrema riservatezza.
“Elena Ferrante” è solo uno pseudonimo e non è dato conoscere né il suo volto né i dettagli della sua vita.
In circa vent’anni di
carriera ha centellinato solo qualche vago accenno, in rare interviste e lettere, e di lei si sa solo che è nata a Napoli e che
ha vissuto a lungo all’estero.
Qualche traccia si trova nel saggio del 2003 La frantumaglia, in cui l’autrice svela come nascono i suoi lavori e il perché
della sua decisione di rimanere nell’anonimato.
Elena Ferrante
La Figlia Oscura
Leda è un'insegnante di letteratura inglese, divorziata da tempo, tutta dedita alle figlie e al lavoro.
Ma le due ragazze partono per raggiungere il padre in Canada.
Ci si aspetterebbe un dolore, un periodo di malinconia.
Invece la donna, con imbarazzo, si sente come liberata e la vita le diventa più leggera.
Decide di partire per
una vacanza al mare in un paesino del sud.
Ma, dopo i primi giorni quieti e concentrati, la donna si imbatte in una
famiglia poco rassicurante, in eventi minacciosi.
Pagina dopo pagina la trama di una piacevole riconquista di sé si
logora e Leda compie un piccolo gesto opaco,
ai suoi stessi occhi privo di senso, che la trascinerà verso il fondo buio della sua esperienza di madre.